A cura di Simona Cresci e Silvana Madìa
…La libertà dello sguardo, per la crescita di un bambino, è molto importante, educarlo a guardare e ad aprire gli occhi per immaginare il mondo secondo il suo potere immaginativo e fantasioso, significa stimolarlo allo sviluppo della propria creatività….
Da tale riflessione, abbiamo immaginato dei percorsi esperienziali, partendo dallo sguardo di quattro artisti, per ascoltare il loro sentire e seguirli mentre danno forma e spazio alla loro creatività.
Ed eccoci al termine delle quattro entusiasmanti esperienze che i generosi artisti Davide Dormino, Danilo Bucchi, Davide Monaldi, Dario Coletti, ci hanno fatto vivere “Magicamente”
E’ stato un po’ come ritornare bambini risvegliando l’immaginazione, la fantasia e il desiderio di creare nuovi spazi secondo il proprio sentire.
Come nasce e si evolve un percorso artistico?
Agli artisti invitati è stato chiesto di strutturare un percorso laboratoriale, partendo dalla loro poetica per creare un spazio didattico in cui ogni partecipante potesse sentirsi un piccolo artista con i propri tempi.
Con Davide Dormino (scultura) si è analizzato il rapporto tra l’opera e lo spazio; con Danilo Bucchi (pittura) si è lavorato sul concetto del segno; con Davide Monaldi (grafica e scultura) sono stati affrontati temi quali l’autoritratto e l’ironia; con Dario Coletti (fotografia)si è svolto il laboratorio sulla nascita e lo sviluppo della fotografia.
Abbiamo fatto un tuffo all’indietro per andare alle origini del sogno dei quattro artisti sperimentando, con loro, il percorso che li ha portati dall’idea alla forma.
Ci fa piacere introdurvi al progetto con questa frase di D.W.Winnicott, che più rispecchia il nostro pensiero:
“Vivendo in modo creativo ci si rende conto del fatto che ogni cosa che facciamo aumenta il senso di essere vivi, di essere noi stessi, insostituibili e unici.”
Artisti si nasce o si diventa?
Qual è il mistero di quella cosa che noi facciamo e che gli altri definiscono arte?
Una risposta esaustiva a tali interrogativi non ci può essere, ma forse possiamo tentare di avvicinarci alla comprensione di tale mistero andando all’indietro, alla sua nascita per prendere contatto con questo sconosciuto che sta rivelandosi al mondo attraverso le varie forme di cui investe lo spazio relazionale che gli è proprio e ascoltare il ritmo che imprime al suo tempo evolutivo.
Ogni individuo dalla sua nascita in poi vive con-temporanea-mente e ogni cosa che esprime è un atto creativo e un segnale del futuro, quando la persona (bambino-ragazzo) attraverso la sua immaginazione definisce con dei confini uno spazio vuoto e lo colora significandolo, questo si può definire una creazione, e quando l’opera in qualsiasi forma sia rappresentata, diventa visibile agli altri generando curiosità, interrogativi, stupore, riflessioni… allora la si può considerare un’opera artistica. Forse si può immaginare che, educando la creatività insita in ogni individuo, e se il mondo che lo circonda e in cui si evolve fornisse strumenti idonei, quali spazi liberi e sicuri, atmosfere adeguate al suo sentire, stimoli vari, la creatività potrebbe trasformarsi in un saper fare, come espressione del sé individuale e del sé relazionale nei propri sistemi di appartenenza.
P.Klee: l’arte non riproduce il visibile, ma rende visibili.
Perché educare all’arte?
La società seduce il bambino più sull’apparire che sull’essere,
spesso privandolo di quella parte dello spazio vitale
per esprimersi in modo creativo e quindi della sua originalità
evolutiva, cioè del suo tempo (F.Doltò )
L’arte è l’espressione di un disegno magico sempre nuovo e quindi evolutivo della nostra mente ed educare le nuove generazioni a sviluppare le loro idee e pensieri, sostenerli nel tradurli in progetti creativi ognuno con la sua originalità e unicità è come traghettarli da una sponda all'altra lungo lo scorrere del fiume della vita, mentre entrano in relazione con il nostro mondo del quotidiano, per loro ancora un mondo tutto da scoprire.
Il bambino nella sua evoluzione è sempre con-temporaneo, esprimendo nella sua unicità il riflesso di una rete complessa di legami che ruotano attorno a lui e di cui ne è parte integrante e che casualmente e non, determinano il suo stato di ben-essere e/o di mal-essere
Il bambino osserva e ascolta il mondo attorno a sé, inizia prima a tentoni a percepire e a vedere lo spazio che lo circonda, poi mano a mano a delimitarlo secondo le sue possibilità di movimento, poi a disegnarlo secondo le sue necessità espressive ed emozionali.
Il percorso della sua conoscenza è continuo e circolare nell’interazione con l’ambiente (sistema familiare e sistema sociale) mentre scopre che con il suo linguaggio può comunicare e condividere le sue scoperte con il mondo attorno a sé; l’organizzazione dello spazio attraverso i movimenti del corpo, l’immagine, la parola, il disegno, la scrittura sono da considerarsi la prima forma di linguaggio di un individuo: ogni cosa che fa, visibile agli altri, è una tappa del suo apprendimento relazionale.
Educare all’arte è quindi importante anche dal punto di vista antropologico sociale perché in uno spazio relazionale affettivo di crescita comunitaria, significa stimolare lo sviluppo delle diversità individuali e contemporaneamente diffondere sistemi culturali per controbilanciare le differenze economiche sociali.
Il bambino inizia ad avere la percezione del suo spazio, impara a conoscere quello che si sente di fare, quello che riesce a fare, modellandolo riempiendolo e modificandolo con la sua creatività, ma impara a riconoscere anche i suoi limiti-difficoltà e l’adulto può solo osservarlo, cercando di coglierne il significato, per accompagnarlo durante la sua evoluzione trasmettendogli di aver compreso e restituendo conoscenza, approvazione, entusiasmo…….