Sin dai primi istanti di vita, il legame del bambino alla vita è determinato dall’impulso alla nutrizione, impulso che si esplica tramite l’allattamento, profondamente determinato dal legame con la mamma.
Tutta la vita del neonato è accentrata intorno a questo gesto che, sebbene naturale ed istintivo, è in realtà molto complesso. Non tutti i neonati sono uguali, alcuni sono molto voraci, come se temessero una presunta assenza di cibo, altri invece appaiono distaccati e si mostrano più autonomi, richiedendo solo il cibo strettamente necessario.
Scegliere come allattare e quanto latte fornire al neonato è spesso complicato per un genitore, quasi sempre timoroso di non fornire abbastanza nutrimento. Ma sarà veramente sempre bisogno di cibo la manifestazione di pianto e irrequietezza che il bambino esprime?
Il pianto è il primo mezzo che il bambino ha per esprimere i sui bisogni e l’interpretazione può risultare complicata e a volte errata.
Il passaggio all’alimentazione solida in genere semplifica tale interpretazione e aiuta il bambino a diventare più autonomo dalla figura materna. A volte però il distacco dalla mamma non avviene n modo tranquillo e il meccanismo di maturazione si inceppa, provocando disagio e ansia nei genitori.
Indipendentemente da quanto rigoroso sia lo svezzamento e da quali siano le scelte alimentari che si scelgano di seguire, i bambini, nell’evolvere il proprio rapporto con il cibo, si ispirano sopra ogni cosa ai genitori.
Qui nasce il problema di come mamma e papà possano trasferire una corretta abitudine alimentare.
A volte bambini che posseggono una buona varietà alimentare al momento dello svezzamento, iniziano improvvisamente a rifiutare alcuni alimenti o addirittura a rifiutare il cibo del tutto. Altri bambini al contrario imparano presto ad usare il cibo come elemento consolatorio, cercandolo in modo
spasmodico. Come si devono comportare i genitori davanti a questi comportamenti?
Quali sono gli errori da evitare affinchè il piccolo acquisisca una buona consapevolezza alimentare?
Spesso i genitori tendono ad essere troppo permissivi o al contrario estremamente rigidi, utilizzando il cibo come un’arma di ricatto o un premio. In questo modo il cibo perde il suo significato istintivo e diventa una modalità di rapporto tra il genitore e il bambino.
Che tipo di legame avrà con il cibo questo bambino quando sarà adulto?
Come in molti aspetti della vita, i genitori dovrebbero fungere da modello positivo per i propri figli anche nei comportamenti alimentari, nella consapevolezza che qualche accorgimento, anche se un po’ studiato, può essere veicolo di salute e benessere futuro.
Ma ricordiamoci sempre che la ricetta perfetta non esiste e non bisogna farsi prendere dal senso di colpa se si sbaglia.
L’importante è riconoscere gli errori e saper chiedere aiuto quando è necessario.
Di Natalia Cannelli